sfumature

in maniera sempre più frequente delle parole prendono il sopravvento e dominano la scena della nostra società. negli ultimi mesi è stato così per la parola crisi, per cambiamento, e da quest’estate è così per la parola sfumature.

sono poche le parole che possono essere declinate all’infinito e sovrapposte alla società attuale rendendo, sotto qualsiasi angolazione, una visione realistica della stessa. e poco importa se a lanciare un termine è una trilogia editoriale, perché è la dimensione che assume l’uso della parola a rendere davvero il messaggio.

viviamo in un momento opaco, dove non esistono certezze, dove internet e le sue applicazioni (twitter, ad esempio) spostano l’opinione pubblica di quel tanto che basta per ribaltare il sentimento predominante poche ore prima (vedi la corsa alle presidenziali USA).

nelle sfumature si annida l’incertezza della nostra epoca, perché la crisi è fatta di sfumature e il cambiamento stesso è un momento di passaggio, dove gradualmente si “sfuma” da un colore all’altro. le sfumature, del resto, sono le molteplici interpretazioni che possono darsi a tutte le cose che vediamo e viviamo, le sfumature sono quel confine labile tra due idee ferme, sono quello stato di poca trasparenza e confusione che non permette di assumere posizioni ferme su qualsiasi decisione.

sento spesso dire che la vita non può essere mai tutta bianca o tutta nera, che ci sono le vie di mezzo. credo che la mediazione tra due posizioni non è mai sfumatura, ma quella commistione tra due idee dove la convergenza le lega in una idea nuova, in una soluzione alternativa, in una decisione che comunque sarà netta. la sfumatura, invece, è l’alibi per non decidere, per non prendere una posizione, è la politica e la filosofia del se e del forse, del ma e del sarebbe. la sfumatura è la giustificazione che non permette di definire un delitto come tale, ma lo edulcora come passionale, d’impeto, d’ira, di gelosia. la giustificazione romantica che s’annida nel leggere le sfumature è la stessa che non permette di interpretare in maniera chiara le parole e i gesti, ma li affida al dubbio. la capacità di essere chiari, di dire esattamente ciò che si pensa, di non indossare i panni dell’ambiguità ci permetterebbe di riconoscerci e di accettarci, di apprezzarci e di confrontarci senza timore di svelare alcun mistero. le sfumature e le interpretazioni sono appunto l’assenza di trasparenza e di sincerità, sono mezze verità e segreti più o meno profondi, sono la politica del taciuto, sono tutte quelle cose che sappiamo ma che evitiamo di approfondire. le sfumature sono il rifugio per chi non vuole vederci chiaro.

si dice sempre che le sfumature vanno colte, perché in realtà soltanto chi riesce a leggerci dentro può conoscere la verità. ma la verità dovrebbe essere disponibile, a tutti.

A.R.

twitter @andrearusso

2 pensieri su “sfumature

  1. La vita è troppo complessa per ridurre tutto a due sole possibilità di lettura, perché ognuno di noi è un universo immenso “altro” da un altro e le emozioni e le idee e i pensieri si accendono per ognuno in modo diverso e secondo modalità infinite. Per questo credo che sostenere che la vita con tutto quello che comporta si colori di tante sfumature e tonalità di colori, come dice egocenthrika, sia il modo più intelligente e sensibile di tentare di leggere noi stessi, gli altri e tutto quello che ci intreccia nelle relazioni con l’altro in senso lato. Non vedo annidarsi nelle sfumature l’incertezza, a patto che ci sia sempre lealtà e sincerità nel rapportarsi con gli altri, questo si. Se la mia personalità ha mille sfumature diverse e tutte reali, devo avere il coraggio di mostrarle senza ambiguità, anche a costo di non incontrare approvazione. Si possono costruire rapporti sani che possono essere forieri di crescita ed arricchimento solo se sono basati sulla sincerità ed il dialogo profondo, dialogo che non sia limitato alle parole ma comprenda sguardo, tatto, intuito, che ci coinvolga con tutto il nostro essere mente/corpo. Essere aperti, lasciare uno spiraglio perché la comunicazione fluisca, non trovi ostacoli e barriere fatte di paura e difese.
    Racchiudere la realtà solo nel bianco e nero, forse è di più facile lettura, si può meglio controllare, ma non è veritiera.
    ” Il reale è sempre imprevedibile ed è sempre caotico.
    Qualsiasi ordine è imposto con la forza.
    Nel caos esiste un ordine spontaneo che ha una sua bellezza.
    Ma, poichè è imprevedibile, non può essere controllato e l’ego
    ne resta spaventato.
    L’ego vuole sempre controllare ogni cosa: ama l’ordine e ha paura del caos.
    Il caos è la morte dell’ego, ma il divino è caos, ed è imprevedibile” ( Osho R. )
    Ed io aggiungo che la bellezza, la creatività, la ricchezza d’espressione, l’arte ha bisogno di apertura, di “sregolatezza” intesa come assenza di regole, di limiti per esprimersi a pieno…e questo non è possibile in una realtà dicotomica. Basta prendere esempio dalla natura e vedere in quante infinite variabili si è espressa e continua incessantemente a modificarsi. Certo si parte dalle regole basilari della vita, quelle primordiali, essenziali e poi si sviluppa in milioni di variabili.
    Però bisogna riuscire ad essere cristallini e trasparenti nelle nostre sfumature, non dissimulare o tacere, altrimenti si genera ambiguità, confusione e incapacità di dialogo.

  2. Secondo il Buddismo la via di mezzo è la terza prospettiva, come hai descritto tu, una terza idea che nasce dall’unione delle prime due.
    Però io credo nelle sfumature, e non come alibi ma come relatività. Non ci può essere una risposta uguale per tutte le vite, ogni vita al suo percorso: una atteggiamento che va bene alla mia può non andare bene per la tua e viceversa, per questo dico sempre che non c’è solo il bianco e nero, ma i colori, e le sfumature di colori.
    In fondo, da un altro punto di vista, la sfumatura è già una terzo colore.
    Mi sento chiamata in causa in questo articolo, ho pensato molto negli ultimi due anni su questo argomento per motivi personali, ed ogni volta ho concluso forse il contrario di quello che scrivi (sempre che l’abbia interpretato bene): che per fortuna la vita non ha solo i toni bianco e nero altrimenti sarebbe limitata al massimo.
    E poi ogni idea può essere usata bene o male, tutto è neutro di per sé, sta a noi creare valore da quello che facciamo.

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