not a love story

scaleIts love that Im sending to you,

It isnt the love of a

hero

and thats why I fear it wont do.

[Hero-Nickelback]

(ti sto mandando amore, ma non è l’amore di un eroe e per questo temo che non funzionerà).

Litigavano per qualsiasi cosa, litigavano sempre.
Passavano le giornate a punzecchiarsi, ma i loro occhi erano illuminati dalla stessa luce.
Lui le nascondeva le chiavi di casa, lei quelle del motorino;

lui la prendeva in giro per i suoi capelli arruffati, lei per i suoi occhiali spessi;

lui aveva una voce robusta, lei indecisa.

lui le diceva che era una mocciosa, lei che era solo uno stupido.

Chissà se a tutte le età i sentimenti subiscono dei cambiamenti così
repentini…a 13 anni succede sicuro.

I pensieri di Viola non erano mai stati così confusi, la sua era una sensazione nuova, strana, indecifrabile…come lui del resto.
Lei non sapeva mai cosa gli passasse per la testa, un minuto sentiva di volergli bene, il minuto dopo lo detestava con tutte le sue forze, diventava rossa per la rabbia e teneva i pugni stretti nelle mani.
E poi c’erano momenti in cui non sapeva perché il sorriso che si sforzava di mostrare era in netto contrasto con ciò che sentiva dentro,
come quella volta che tutto contento e tenendole le mani le aveva raccontato di aver baciato un’altra, e non un’altra qualunque.

I  suoi cambiamenti d’umore la destabilizzavano, il suo modo di starle vicino e respingerla allo stesso tempo non era rassicurante.

Lui sembrava essere padrone dei suoi stati d’animo, dalla sua parte c’era forse quella manciata di anni in più…

Lei sembrava in balia delle onde, non riuscivano a sincronizzarsi.

Un giorno, stanco dei giochi aveva provato a fare il serio e mentre la radio passava una canzone di Antonacci aveva alzato il volume:
se continui così, se mi guardi così, prima o poi parte un bacio lo sai”.
Lei aveva riso, in maniera esagerata forse, e l’incanto era svanito.
Aveva avuto paura, come biasimarla?

Non si erano più parlati civilmente per settimane, i litigi erano stati aspri e dispettosi, senza tregua.
Si erano detti cose piene di rabbia, parole scollegate che solo gli adolescenti riescono a dirsi dimenticando tutto il momento dopo.

Ma erano ancora lì, esattamente allo stesso punto dell’anno precedente, la sera prima della sua partenza.

-Devo parlarti!
-Io non ti conosco.

Era stato capace di dirle anche questo, davanti a tutti i loro amici che in momenti  simili facevano il tifo anche se quella sera erano rimasti in silenzio.

-Dai non fare l’idiota, 2 minuti?

Si sarebbe davvero accontentata di quei 2 minuti, anche solo per la fatica che
aveva fatto nel fare il primo passo.

Si erano fatti strada tra il mormorio dei soliti che avevano ripreso a parlare come se loro non ci fossero –nuovo record:hanno resistito un’intera serata senza parlarsi– aveva detto qualcuno più annoiato del solito,
la sala riunioni condominiale adibita a ‘salone per le feste’ iniziava a farsi sempre più stretta negli anni.

Va bene qui, allora cosa devi dirmi?

La scala era fredda e umida, portava ad un grande giardino ma si perdeva
nel buio di quel garage che li aveva visti passeggiare a debita distanza
l’uno dall’altra, per poi occupare lo stesso gradino, spalle a muro.

Allora domani parti?
-Già, domani.
-Finalmente!
-Grazie, sapevo che non vedevi l’ora di sbarazzarti di me!
-Lo sai che non è vero.

Era bastato poco per riavvicinarsi, per ammorbidire i toni gelidi di un litigio nato per un’incomprensione.

Viola non ne aveva ben capito il motivo, non aveva messo in conto di aver ferito i sentimenti di Leo, quella canzone era solo una provocazione e un ulteriore modo per colpire la sua ingenuità…
o no?
Era talmente abituata a difendersi da lui, che raramente riusciva a lasciarsi andare.

Quella sera sembrava tutto diverso, non c’era rabbia e il sarcasmo era meno pesante, si dissolveva nell’aria di una tiepida estate, lentamente.

Allora cosa farai a Londra?
-Conoscerò un sacco di ragazze.

Viola ignorò quella frase, che per quanto veritiera in un altro momento,
era di sicuro una provocazione in quell’istante, mentre lui le spostava la ciocca di capelli davanti agli occhi.

Che fai tocchi?
Tra il buio e i tuoi capelli non ti vedevo più.  Sai,ho fatto un sogno
stanotte, ero un supereroe e venivo a salvarti.
-E da cosa, scusa?
-Dai tuoi capelli! Come farai 3 settimane senza di me?
-Non lo so.

il suo tono era cambiato, Leo aveva di nuovo quella faccia, Viola non riusciva a sostenere il suo sguardo.

-Mi aspetterai Yoko?

Adorava quel soprannome, anche se spesso fingeva di esserne infastidita.

-Mi troverai qui al tuo ritorno.

Si era fatto tardi, il coprifuoco era passato da un pezzo, non c’era più tempo per le spiegazioni, nè per i saluti.
Si alzò di scatto e frettolosamente gli raccomandò qualcosa di banale,
quando lui le tirò il braccio e la strinse a sé, il mondo cambiò:
le farfalle nello stomaco diventarono incontenibili, il cuore sembrava uscirle fuori dal petto, sentì che per lui era lo stesso.
Furono 5 secondi interminabili, era la prima volta che si abbracciavano
davvero.

“…tornerò solo per riabbracciarti e per farmi spiegare dai tuoi
occhi perchè quell’abbraccio era così triste…c’è qualcosa più dell’infinito
lo so perchè te ne voglio bene di più…

Ricomporre quelle frasi era stata un’impresa, il resto della lettera si era sparpagliato lentamente sull’asfalto…

gliel’aveva spedita appena un giorno dopo la sua partenza e lei gliel’aveva strappata in faccia appena un giorno dopo il suo ritorno.

Aveva aspettato 3 settimane un abbraccio che non sarebbe mai arrivato, gli aveva davvero creduto quella volta, invece, a giudicare dai fatti, era stato un altro dei suoi giochetti, dei suoi tira e molla…forse…forse aveva paura di impegnarsi seriamente…forse…o forse era bastato semplicemente vedere un’altra, che magari gli piaceva davvero, anche se l’idea volesse farle un dispetto non era da escludere.

Si sentì morire sperando che come una fenice, anche lei sarebbe rinata un giorno dalle sue ceneri…e in effetti così fu.

       ********

A 13 anni è tutto o bianco o nero, pensi o gli piaccio oppure no, o me o un’altra. Seppur per brevi istanti, i sentimenti sono ben definiti e chiari.

Dovrebbe essere così anche a 20,30,40,50…con l’aggiunta di una certa
coerenza.
L’amore non dovrebbe essere continui litigi ed estenuanti tira e molla,
l’amore non dovrebbe far passare le notti in bianco a incolparsi di
non essere abbastanza,
l’amore dovrebbe essere semplice, naturale, senza trucchi né maschere, senza eroi né wonder woman…
si dovrebbe amare qualcuno per quel che è, non per quello
che si sforza di essere e che magari non riesce neanche ad essere.
L’amore può essere passione e serenità allo stesso tempo,
chi l’ha detto che per provare un brivido bisogna aver paura che il giorno dopo lui non chiamerà?
Si può anche provare un brivido svegliandosi e trovando la persona
che amiamo accanto a noi,
si possono sentire le farfalle nel progettare insieme un futuro, nel viverlo.

L’amore è..senza se e senza ma…

il resto è solo polvere.

Gelsomino-rampicante

A.F.

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